Overtraining Syndrome (OTS), Overreaching funzionale (FOR) e Overreaching non funzionale (NFOR)
Articolo tratto da: Prevention, Diagnosis and Treatment of the Overtraining Syndrome: Joint Consensus Statement of the European College of Sport Science and the American College of Sports Medicine; Meeusen et al.; Medicine and Science in Sports & Excercise; 2012.
Un allenamento di successo non deve semplicemente coinvolgere sovraccarichi ma deve anche evitare la combinazione di sovraccarichi eccessivi più recupero inadeguato. L’abitudine di intensificare l’allenamento è comunemente usata dagli atleti nel tentativo di migliorare la performance. Come conseguenza, l’atleta potrebbe provare sensazioni acute di fatica e un abbassamento della performance come risultato o di una singola sessione di allenamento particolarmente intensa o di un periodo di allenamento particolarmente intenso. La sensazione di fatica seguita da un adeguato periodo di recupero può essere seguita da un adattamento positivo o miglioramento della performance ed è la base per un programma di allenamento efficace.
Tuttavia, se viene meno il bilancio tra stress fisico dovuto all’allenamento e adeguato recupero, potrebbe avvenire una risposta anomala all’allenamento e l’atleta potrebbe sviluppare uno stato di: “Overreaching”.
Si definisce, quindi Overreaching (OR), un accumulo di stress che può dipendere sia dall’allenamento che da qualunque altra causa, risultante in un decremento della performance a breve termine con o senza sintomi psicologici di maladattamento in cui il recupero della piena capacità performativa può durare da diversi giorni a diverse settimane.
L’Overtraining (OT), invece, si definisce come un accumulo di stress che può dipendere sia dall’allenamento che da qualunque altra causa, risultante in un decremento della performance a lungo termine con o senza sintomi psicologici di maladattamento in cui il recupero della piena capacità performativa può durare da diverse settimane a diversi mesi.
Da queste definizioni si capisce che, la differenza tra OR e OT sta nella quantità di tempo necessario al pieno recupero della performance e non nel tipo o durata dello stress o nel grado di impedimento.
Dal momento che è possibile recuperare da uno stato di OR in circa 2 settimane, si potrebbe pensare che questa condizione è relativamente normale e che fa parte del processo di allenamento. Tuttavia, atleti che sono in uno stato di overtraining potrebbero metterci mesi o addirittura anni per recuperare pienamente.
L’OR viene spesso usato nei comuni programmi di allenamento per migliorare la performance. L’allenamento intensificato può risultare in un decremento della performance, tuttavia, se viene applicato un appropriato periodo di recupero, può avvenire un effetto di supercompensazione grazie al quale l’atleta mostra un miglioramento della performance rispetto al livello basale.
Questo processo viene spesso utilizzato nei programmi d’allenamento in cui si ha un temporaneo abbassamento della performance, seguito a sua volta da un miglioramento della performance. In questa situazione, la risposta fisiologica riesce a compensare lo stress relativo all’allenamento. Questa forma di OR a breve termine viene anche chiamata FOR (Functional Over Reaching). Quando questo allenamento intensificato continua, gli atleti possono evolvere in uno stato di OR estremo o NFOR (Non-Functional Over Reaching) che porterà ad una stagnazione o ad un decremento della performance che non si riuscirà a recuperare se non dopo diverse settimane o addirittura mesi. Tuttavia, questi atleti riusciranno prima o poi a recuperare completamente dopo un periodo sufficiente di riposo.
Nella figura seguente viene schematizzato quanto detto finora.
L’allenamento può essere definito come un processo di sovraccaricamento che è usato per disturbare l’omeostasi, che risulta in una sensazione di fatica acuta che porta ad un miglioramento della performance. Quando l’allenamento continua, gli atleti possono provare un temporaneo decremento della performance senza gravi conseguenze psicologiche o altri sintomi. Questo FOR porta, alla fine, ad un miglioramento della performance dopo il recupero. Tuttavia, quando gli atleti non rispettano il bilancio tra allenamento e recupero, possono sviluppare uno stato di NFOR. A questo punto, possono manifestarsi i primi segni e sintomi di stress fisico prolungato come decremento della performance, disturbi psicologici e cambiamenti a livello ormonale. A questo punto, fare una distinzione netta tra NFOR e OTS diventa difficile in quanto gli atleti manifestano gli stessi sintomi in entrambi i casi. Pertanto, una diagnosi di OTS può essere fatta solo in maniera retrospettiva.
Un metodo per diagnosticare l’OTS ci viene suggerito dagli stessi autori dai quali è stato tratto questo articolo i quali hanno realizzato un questionario da sottoporre al paziente. Sulla base delle risposte date dal paziente è possibile escludere o meno l’OTS.
Questo diagramma di flusso è il questionario ideato da Meeusen et al. Per diagnosticare l’OTS in un atleta. Come vedete, il diagramma inizia con l’esaminare i sintomi chiave che sono: il calo della performance e la durata dei sintomi. In seguito si cerca di escludere eventuali altre cause quali infezioni ed altre patologie. Infine, nell’ultima parte si verifica la presenza di altri sintomi, quali disturbi psicologici, disordini alimentari ecc.
Al giorno d’oggi l’unico metodo per “curare” l’OTS è il riposo. Non esistono, infatti, altri modi per trattare atleti affetti da questo problema. La soluzione migliore rimane, quindi, quella di cercare di riconoscere i sintomi il prima possibile e riposarsi assicurandosi di fare una dieta bilanciata in modo da facilitare il recupero e aspettare finchè non passa da solo.